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 Manovra economica Monti

 

“Vera anomalia  italiana” è avere consentito alla “casta politica”  di depauperare le risorse del paese

 E ora a pagare sono i piccoli proprietari di case!!
 
o si cambia, o ci  si appresti a ricevere “lo schiaffo “ più pesante della storia repubblicana!

E noi che avevamo sperato di non dover più udire e di non dover più usare espressioni come “proprietario vessato, tartassato, spremuto”, oggi dobbiamo considerare queste espressioni puri eufemismi, visti i minacciosi nembi che incombono sul capo del piccolo proprietario, dopo che la manovra Monti ha colpito, con un accanimento senza precedenti, la casa. L’effetto dirompente della rivalutazione degli estimi catastali del 60%, le maxi-aliquote sulle abitazioni concesse in locazione, la reintroduzione della tassa sull’abitazione principale, hanno sfornato la nuova Imu per cui, in nome di “salviamo il paese”, chi ha un tetto si appresta a sborsare imposte con rincari pari anche al triplo dell’Ici. E se l’Ici è stata la tassa più odiata dagli Italiani con tutti i suoi squilibri, l’Imu è il nuovo “horror nazionale”, che, portando con sé valori squilibrati, accentua, in mancanza di una revisione seria delle rendite catastali, le notevoli sperequazioni ed incongruenze. Non c’è bisogno di essere profeti per conoscere che così si attua una nuova emergenza abitativa, che così si arriva alla paralisi dell’edilizia, al crollo del mercato immobiliare, e nessuno acquisterà più una casa per darla in locazione.
Si era sbandierato ai quattro venti che i sacrifici sarebbero stati equamente distribuiti, ma “con tristezza” dobbiamo prendere atto che i risultati producono ampia smentita di ogni più seria dichiarazione.
E’ con smarrimento, che costatiamo di non poter smettere di vedere il fisco che, come pronto “rapace” , punta le tasche dei “soliti noti”, ovvero i proprietari di case, proprio loro che si erano sentiti garantiti dall’articolo 47 della Costituzione e che, pertanto, avevano ritenuto giusto perseguire l’obiettivo del tetto anche a costo di pesanti sacrifici e rinunce per dare sicurezza a se stessi, alla famiglia ed ai risparmi.
Forse i politici di oggi sono troppo lontani dal pensiero dei Padri costituzionali e la nuova generazione è riuscita a dotare la macchina statale di idrovore pazze che prosciugano ogni risorsa: è vero che servono  introiti  per non dichiarare “default”, ma non è possibile cercarli soprattutto sui beni al sole. La casa contribuisce già, in modo consistente, al bilancio delle imposte, sarebbe ben più opportuno, oltre che alla lotta, senza quartiere, all’evasione, al sistema politico della corruzione che, tra l’altro, frena gli investimenti stranieri in Italia, operare sulla riduzione delle spese, bene inteso che occorre salvaguardare ciò che ha effetti benefici sulla crescita. La vera “anomalia” italiana, comunque, è avere consentito alla macchina statale ed alla casta politica di depauperare le risorse del paese, ed ora anziché provvedere da subito a “professionali potature” sulla spesa pubblica, sui costi della politica e sui privilegi si tassano i sacrifici dei piccoli proprietari che, nel concretizzare il sogno di un tetto, non hanno gravato sullo stato “sociale”.
L’Appc, che, da sempre, ha il ruolo primario di difesa della piccola proprietà, ha promosso una petizione popolare, su scala nazionale, contro la manovra Monti sulla casa, perché chi ha investito i risparmi di una vita per l’acquisto di un bene primario come la casa non merita vessazioni, ma riconoscimento del valore sociale dei suoi sforzi e solidarietà nel momento di crisi. Non si salva l’Italia “ espropriando” le case degli Italiani. Nel raccogliere l’adesione di migliaia di piccoli proprietari, decisi a fare sentire la loro voce ed il loro peso, l’Appc ha recepito che il dissenso ed il malumore sono sempre più serpeggianti e palpabili, pronti a sfociare in forme di protesta che suoneranno come punizione di tutta una classe politica che non ha compreso e non comprende che colpire con tasse (la pressione fiscale è già al 45%, tra le più alte al mondo!) senza puntare sullo sviluppo e sulla crescita è finire in completa recessione ed il settore immobiliare, che ha sofferto e soffre di un complesso di inferiorità rispetto a tutti gli altri settori produttivi, è alla paralisi e con esso tutto il volano immobiliare.
Ricordino i nostri politici che la proprietà non è “un furto” da punire, ma  per i piccoli proprietari è frutto del loro grande impegno, e, se non si cambia registro,  si apprestino a ricevere lo schiaffo più pesante della storia repubblicana, in quanto centinaia di migliaia di piccoli proprietari, come si è registrato, già alle prossime elezioni, sono determinati a disertare le urne: se ciò accadesse l’attuale classe dirigente dovrebbe molto riflettere! Ma l’Appc auspica che ciò non venga messo in atto e che, in tempi brevi, si abbia un serio ed accurato ripensamento dell’intera manovra.
Nella sede Appc spezzina, che è stata letteralmente presa d’assalto, sono state raccolte, fino ad oggi, oltre cinquemilaottocento firme contro questa manovra che mette in ginocchio chi il tetto, a grande fatica, se lo è conquistato, ed ora se lo vede “usurpato” da uno stato miope e patrigno, che non ha saputo apprezzare il valore di tanto sforzo  e, se non si pretendeva un “riconoscimento”, almeno che non si “sparacchiasse” nel mucchio colpendo con tasse e solo tasse di nuovo anche  “l’abitazione principale”.
Flavio Maccione
Segretario nazionale Appc